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Counseling Day 2023


 
La burocrazia, l'incertezza del futuro e il ritardo nei pagamenti “soffocano” il lavoro autonomo nel nostro paese. Eppure i liberi professionisti in Italia sono più di cinque milioni e rappresentano il 21,7% della forza lavoro. Questo dato emerge da un'indagine svolta dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro che ha analizzato il lavoro autonomo nel Belpaese e lo ha messo a confronto con il resto d'Europa. L'indagine conferma che in Italia, in termini assoluti c'è il più alto numero di lavoratori con partita Iva (5,039 milioni); seguono il Regno Unito (4,8 milioni), la Germania (4,1 Milioni), e Francia e Spagna con poco più di tre milioni. In totale l'Europa conta 33 milioni di autonomi, di cui il 15,3% in Italia. In termini percentuali sul totale dei lavoratori al primo posto troviamo la Grecia dove un milione e 141mila autonomi rappresentano il 29,8% dei lavoratori, segue l'Italia dove questa percentuale scende al 21,7%; la media europea è del 14,3%.

La perdita di attrattività
Eppure il lavoro autonomo in Italia sta perdendo appeal, tra il 2009 e il 2018 si è registrata una riduzione del 5,14% a cui è corrisposto un incremento del 5,08% del lavoro dipendente. Un fenomeno che ha riguardato anche il resto d'Europa, ad eccezione di Francia, Regno Unito e Paesi Bassi dove l'incidenza sul totale degli occupati è cresciuta; nei Paesi Bassi l'incremento è avvenuto grazie a mirate politiche di incentivazione.

Lavoro in solitaria
Il 72,3% degli autonomi lavora solo, ma almeno in Italia solo il 19,7% lo fa per scelta, mentre per il 44,8% non c'è abbastanza lavoro e per un altro 15,6% a pesare sulla scelta è il costo del lavoro. Se si guarda all'Europa la scelta di lavorare in solitudine è volontaria per il 27,3%, è legata alla mole di lavoro per il 33,2%, ed è causata dal costo del collaboratore nel 7,7% dei casi.

Preparazione e formazione
L'Italia spicca per l'elevata preparazione che caratterizza il lavoro autonomo. Circa il 50% degli occupati indipendenti si trovano ai vertici della piramide professionale (manager o titolari d'azienda, professionisti ad alta qualificazione e figure tecniche). Anche i livelli di istruzione confermano questa tendenza, l'autonomo nostrano è mediamente più istruito del dipendente: tra i 25 e i 34 anni il 37,2% dei primi è laureato, contro il 27,9% dei dipendenti; in Europa questo disallineamento non si registra. L'Italia primeggia se si considerano i lavoratori senza addetti, dove la percentuale di laureati sale al 42%.

I settori più “autonomi”
L'indagine del Consulenti analizza anche quali sono i settori a maggior incidenza di autonomi, e qui le differenze tra Italia ed Europa sono piuttosto marcate. In Italia, se si guarda l'incidenza sul totale degli occupati, in cima alla classifica troviamo le “attività professionali, scientifiche e tecniche” con il 58,8% seguono le attività immobiliari (50,7%), l'agricoltura (41,4%) e le costruzioni 38,8%. In Europa abbiamo prima l'agricoltura (52,2%), a seguire le attività professionali, scientifiche e tecniche (30,9%) e le costruzioni (27,5%). La distribuzione del lavoro autonomo, invece, vede al primo posto il commercio (23%), a seguire le attività professionali, scientifiche e tecniche (16,9%) e le costruzioni (10%); in Europa primo settore è l'agricoltura (15,5%), seguita dal commercio (15,4%) e dalle costruzioni (12,8%).

I motivi della scelta
A differenza di quanto non si possa pensare la scelta di lavorare in autonomia è un ripiego per chi non riesce a trovare un assunzione a tempo pieno solo nel 10% dei casi sia in Italia (10,4%), che in Europa (10,8%). La scelta è soprattutto legata al presentarsi di una buona opportunità (39% in Italia e 22,7% in Europa) e, in seconda istanza, dalla prosecuzione dell'attività familiare (24,2% in Italia e 18,8% in Europa). La scelta della libera professione motivata dagli orari di lavoro flessibile è più diffusa in Europa (11,2%) che non in Italia (7,3%).

Il grado di soddisfazione
I lavoratori autonomi che vorrebbero passare alle dipendenze sono, in Europa, il 16,9%; in Italia la percentuale sale al 27,7% - percentuale che sale al 31% se si considerano i soli lavoratori individuali), più di noi fanno solo Romania (28,9%) e Grecia (31,2%). I lavoratori dipendenti sono mediamente più soddisfatti, solo il 10,8% vorrebbe svolgere un lavoro autonomo, a frenare questa propensione sono soprattutto l'insicurezza economica (50,6% in Italia e 40,5% in Europa), le difficoltà di accesso al credito (16,8% in Italia e 20,1% in Europa), il rischio e le maggiori responsabilità (14,7% in Italia e 10,1% in Europa).

Le difficoltà
Sia in Italia che il Europa gli autonomi lamentano difficoltà nello svolgere il proprio lavoro, la media europea è del 71,7%, e sale all'89,9% in Italia dove in testa alle difficoltà troviamo il carico burocratico che pesa per il 25,8% contro il 13,% dell'Europa; la seconda causa di difficoltà riguarda l'instabilità degli incarichi (21,6% contro il 12,3% della media europea), al terzo posto troviamo il ritardo nei pagamenti (20,2% in Italia, 11,7% in Europa).

Serve un cambio di rotta
«A differenza dei luoghi comuni, lo studio sul lavoro autonomo dimostra che gli italiani hanno una grande voglia di mettersi in gioco e di contribuire a costruire la ricchezza del Paese avviando un'attività autonoma». A dichiararlo il Presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro, Rosario De Luca. «Nella maggior parte dei casi, però – sottolinea – chi vuole mettersi in proprio è frenato da difficoltà oggettive tipiche del mercato del lavoro italiano, fra cui spiccano i costi burocratici per avviare un'attività produttiva e il mancato sostegno da parte dello Stato ai tanti giovani pronti a darsi da fare per costruirsi un futuro». L’occasione per “cambiare” potrebbe essere la legge di Bilancio (che per ora va nella direzione opposta). Secondo De luca «considerando l'importante incidenza del lavoro autonomo sull'occupazione italiana, un'inversione di tendenza è quanto mai urgente. La manovra 2020 dovrebbe essere l'occasione per incrementare il sostegno ai liberi attraverso la riduzione dei carichi fiscali, degli oneri burocratici, la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e l'introduzione dell'equo compenso per garantire una retribuzione dignitosa anche a questa categoria professionale».

titolo: La troppa burocrazia mette in crisi il lavoro autonomo
autore/curatore: Federica Micardi
fonte: Il Sole 24Ore
data di pubblicazione: 14/11/2019
tags: burocrazia, lavoro autonomo, flat tax, partite IVA, liberi professionista

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